Gli Speziali Fiorentini
Arte delle sfere e dei mortai, delle odorose officine, degli aromi e delle Tinture, delle interrogazioni e trasformazioni, l’Arte degli Speziali è la sesta delle Arti Maggiori Fiorentine.
La Corporazione, nata nella Firenze del ‘300, ha segnato la storia della medicina e della profumeria: per i filosofi dell’Arte la malattia non è più segno della punizione divina per colpe connesse, ma una turbata armonia che lo Speziale deve saper ricomporre. Sapere rigoroso del fine rimedio e del medicamento che ritroviamo nel Ricettario Fiorentino del 1400, considerato l’operato di farmacopea più antica e rigorosa che si conosca.
Ma l’arte degli Speziali è anche l’arte del segreto tramandato e più spesso taciuto: si pensi che Francesco Redi, soprintendente alla spezieria di Cosimo dei Medici, custodiva gelosamente financo la ricetta della «cioccolata con l’odore dei Gelsomini» tanto cara a Cosimo; alle pressanti richieste di colleghi e amici speziali che ne chiedevano i modi di preparazione to cara a Cosimo; alle pressanti richieste di colleghi e amici speziali che ne chiedevano i modi di preparazione era costretto a negarsi con modi gentili ma decisi:
«So che V.S. è discreta, e che sa molto bene insino a dove si può arrivare a parlare».
L’interesse di Cosimo per «l’odore gentilissimo del gelsomino, che mescolato colla cannella, colla vaniglia, coll’ambra e col muschio fa un sentire stupendo a coloro che del cioccolatte si dilettano» si era trasformato in una passione intensa, quasi smodata. Fu così il Granduca ad importare il fiore prediletto e a diffonderlo nei giardini rinascimentali; per questa ragione il Jasminum Sambac, la specie di gelsomino più amata nei paesi arabi, è nota in Italia col nome di “Granduca di Toscana”.
Custode geloso dell’arte della trasformazione e della creazione composta, lo Speziale è comunque tentato dai desideri della ricerca. Prudente per esigenze di riservatezza, oscuro nell’eloquio secondo una ordinata strategia del segreto, non può tuttavia astenersi dal comunicare. La ricerca è solitaria ma è anche parte di una grande opera; lo stesso Redi ha premiato talvolta la tentazione di condividere le preziose scoperte odorose:
«Assaggi – scriveva al padre Tommaso Strozzi – un poco il polviglio del Tonc. […] L’accompagno con alcuni altri saggi maggiori di iacinti, di vainiglie, di giunchiglie, di mughetti, di ambra, di muschi greci e di puro del Brasil.»
Non sempre però la condivisione del segreto è frutto di vera scelta: succede che sia la storia degli eventi a determinarla. Così, quando nel 1533 Caterina de’ Medici arriva a Parigi, e Firenze era ormai da un secolo il più importante centro di produzione profumiera, parte del sapere dei sottili Speziali Fiorentini “uffiziali da ornamento e da profumo” viene svelato. Nasce così la prestigiosa tradizione profumiera francese: Renato Bianco, speziale profumiere che Caterina aveva portato con sé, diviene il famoso “René le Florentin” alla cui bottega parigina accorrono da ogni parte per acquistare le sue ricercate preparazione profumate.
D’altra parte le dame dell’epoca già intuivano quali strumenti deliziosi per i giochi di seduzione l’arte degli speziali avrebbe potuto offrire. E Caterina aveva regalato alle donne francesi un altro elemento straordinario per la complessa strategia femminile: la biancheria intima. Prima dell’arrivo a Parigi della “piccola” Medici, infatti, le donne francesi sotto le gonne non portavano proprio niente. Le culottes, fino ad allora elemento esclusivo dell’abbigliamento maschile, e le miscele profumate degli speziali iniziano a comporsi in un rito intricato di negazioni e concessioni, di presenze aromatiche e di ricordi emozionati.
Almeno per un secolo i francesi non vollero dimenticare l’origine fiorentina della scienza speziale dei profumi.
A Margherita d’Orleans, partita dalla Francia per Firenze perché promessa sposa del Granduca Cosimo III, la madre rimasta in terra francese doveva raccomandarsi: «Ricordati di mandarmi molti di quei preziosi profumi del Granduca».
Ma l’arte degli speziali profumieri fiorentini non ha trovato solo presso i francesi accoglienze entusiaste ed ammirate.
L’“Acqua de Regina” preparata dagli speziali del convento di S. Maria Novella nel ‘300, dovrà attendere il 1742 per guadagnarsi la piena notorietà. Portata in Germania da J.P. Feminis di Val Vigezzo, a partire da quella data prende il nome di “Acqua di Colonia”, in onore della città in cui viene prodotta. Ancora esiste una missiva e un’opera che deve essere continuata.
Gianni Cresci, Firenze, 1992
[Testo di presentazione della linea Gli Speziali Fiorentini, creata per Derbe di Firenze nel 1992]
Tags: Cosmesi, Erboristeria, Odori, Profumi, Speziali Fiorentini